Cosa si intende con Big Data?

Big Data

Big Data

Il termine bigdata si riferisce a un’enorme quantità di dati che sono troppo complessi, voluminosi o veloci da elaborare utilizzando metodi tradizionali. Questi dati sono caratterizzati da tre V principali:

  • Volume: i Big Data rappresentano una grande quantità di informazioni che supera la capacità di gestione dei sistemi tradizionali. Possono provenire da diverse fonti, come transazioni finanziarie, dati di sensori, dati sui social media, dati geospaziali, registrazioni di chiamate e molto altro ancora.
  • Velocità: i bigdata possono essere generati in tempo reale o essere accumulati rapidamente. Ad esempio, i dati dei social media sono generati costantemente, e i sistemi devono essere in grado di elaborare e analizzare queste informazioni in tempo reale per ottenere risultati significativi.
  • Varietà: i Big Data possono essere eterogenei e comprendere diversi formati come testo, immagini, audio, video, dati strutturati e non strutturati. La diversità delle fonti di dati rende necessaria l’adozione di approcci di analisi adeguati per estrarre informazioni significative.

L’elaborazione e l’analisi dei bigdata richiedono solitamente strumenti e tecnologie specifiche per gestire la loro complessità.

Questi possono includere sistemi di archiviazione e gestione dei dati distribuiti, strumenti di analisi avanzati come l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale, algoritmi di analisi dei dati e infrastrutture di calcolo ad alte prestazioni.

L’obiettivo dell’analisi dei Big Data è quello di estrarre conoscenza, informazioni e modelli utili per prendere decisioni informate, identificare tendenze, rilevare schemi nascosti e migliorare i processi decisionali aziendali o scientifici.

Come si generano i Big Data?

I bigdata vengono generati da diverse fonti, tra cui:

  • Transazioni aziendali: le transazioni finanziarie, come acquisti online, transazioni bancarie, registrazioni delle vendite al dettaglio e altre attività commerciali, generano una quantità considerevole di dati.
  • Social media: le piattaforme di social media come Facebook, Twitter, Instagram e LinkedIn generano enormi quantità di dati sotto forma di post, commenti, condivisioni, like e altro ancora.
  • Sensori e dispositivi connessi: i dispositivi IoT (Internet delle cose) e i sensori incorporati in oggetti come automobili, dispositivi indossabili, elettrodomestici intelligenti, impianti industriali, reti di monitoraggio ambientale e molti altri, generano dati continuamente.
  • Dati geospaziali: le tecnologie GPS e i dispositivi di posizionamento generano dati geografici che possono essere utilizzati per analizzare il traffico, la geolocalizzazione dei dispositivi, il monitoraggio delle spedizioni e altro ancora.
  • Dati multimediali: i file multimediali come immagini, video e audio generano un’enorme quantità di dati. Ad esempio, servizi di streaming come Netflix o YouTube generano dati durante la visualizzazione di video.
  • Dati dei sensori scientifici: la ricerca scientifica genera grandi quantità di dati provenienti da strumenti come telescopi, microscopi e acceleratori di particelle.
  • Registrazioni di chiamate: le aziende di telecomunicazioni registrano le chiamate telefoniche e possono utilizzare tali dati per vari scopi, come migliorare la qualità del servizio o l’analisi del comportamento del cliente.

Queste sono solo alcune delle molte fonti che generano bigdata. È importante notare che le tecnologie digitali e l’interconnessione globale hanno contribuito in modo significativo alla crescita esponenziale dei Big Data negli ultimi anni.

Qual è l’obiettivo dei Big Data?

L’obiettivo dei Big Data è quello di estrarre valore e informazioni significative da enormi volumi di dati che vengono generati continuamente.

Il termine “Big Data” si riferisce a dati di dimensioni molto grandi, ad alta velocità e con una grande varietà di formati.

L’obiettivo principale dei Big Data è quello di trovare modelli, tendenze e informazioni utili che altrimenti potrebbero sfuggire all’osservazione umana.

Attraverso l’analisi dei bigdata, è possibile ottenere una comprensione più approfondita dei comportamenti umani, dei processi aziendali, delle dinamiche sociali e di molti altri fenomeni complessi.

Ciò consente alle organizzazioni di prendere decisioni migliori, individuare opportunità di business, migliorare l’efficienza operativa, ottimizzare le strategie di marketing, personalizzare l’esperienza del cliente e molto altro ancora.

I Big Data possono provenire da diverse fonti, come sensori intelligenti, social media, transazioni finanziarie, dati di geolocalizzazione, dati biometrici e molti altri.

Questi dati devono essere raccolti, elaborati, archiviati e analizzati utilizzando tecnologie e strumenti avanzati che consentono di gestire la loro complessità e scalabilità.

L’obiettivo finale dei bigdata è quello di fornire un vantaggio competitivo, migliorare la presa di decisioni e consentire l’innovazione in diversi settori, come il commercio, la sanità, la finanza, l’energia, la ricerca scientifica e molti altri.

Quando sono nati i Big Data?

I bigdata non sono nati in una data specifica, ma piuttosto sono il risultato dell’evoluzione della tecnologia e dell’elaborazione dei dati nel corso degli anni. Tuttavia, possiamo individuare alcune tappe fondamentali nella storia dei Big Data.

Negli anni ’60 e ’70, le prime organizzazioni iniziarono a gestire grandi quantità di dati e ad utilizzare sistemi di elaborazione per analizzarli.

Tuttavia, a quel tempo, il termine “Big Data” non era ancora stato coniato e le risorse di calcolo erano limitate.

Negli anni ’90, con l’aumento della potenza di elaborazione dei computer e lo sviluppo di database relazionali, i ricercatori e le organizzazioni iniziarono ad affrontare la sfida di gestire grandi volumi di dati. In questo periodo si iniziò a parlare di “data mining” e “data warehousing”, che rappresentano i primi passi verso l’analisi dei Big Data.

Negli anni 2000, l’avvento di Internet ha portato a una rapida crescita nella quantità di dati generati e raccolti.

Le piattaforme di social media, i motori di ricerca, i sensori e altri dispositivi hanno iniziato a generare enormi quantità di dati in tempo reale.

Questo ha portato alla necessità di sviluppare nuovi strumenti e tecniche per gestire, elaborare e analizzare i Big Data.

Il termine “Big Data” è diventato popolare intorno al 2005, quando il ricercatore Doug Laney ha definito i Big Data come dati caratterizzati da tre dimensioni: volume (grande quantità di dati), velocità (velocità di generazione e elaborazione dei dati) e varietà (diversi tipi e formati di dati).

Da allora, i Big Data hanno continuato a crescere in importanza e complessità. L’avvento delle tecnologie di cloud computing, l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico e altre innovazioni ha reso possibile l’elaborazione e l’analisi di enormi quantità di dati in modi sempre più sofisticati.

In sintesi, i Big Data sono il risultato di un’evoluzione continua nel campo dell’elaborazione dei dati e non possono essere attribuiti a una data specifica.